Obesità nei bambini e in età pediatrica
L’obesità nei bambini è una malattia che colpisce diversi organi e apparati e può essere causa di grave disabilità.
Ogni anno aumenta nel mondo il numero di bambini in sovrappeso (+ 1.300.000 all’anno) o obesi (+ 300.000 all’anno) e si ritiene che negli ultimi 30 anni la prevalenza sia quasi triplicata, a causa soprattutto del cambiamento dello stile di vita.
Se in Europa si stima che circa il 30% dei bambini sia in sovrappeso o obeso, i più recenti dati Istat mettono in evidenza come bambini e adolescenti in eccesso di peso abbiano raggiunto la ragguardevole quota del 24,9%, con notevoli differenze di genere (28,3% maschi, 21,3% femmine), rendendo di fatto l’obesità infantile uno dei principali problemi di salute pubblica.
Statistiche certamente preoccupanti per due motivi in particolare: da una parte poiché la maggior parte dei bambini obesi resteranno tali anche in età adulta, dall’altra perché l’eccesso di peso può essere associato a svariate e gravi patologie in ambito ortopedico, psichico, metabolico e cardiovascolare.
In questo senso uno stile di vita sano, basato su un’educazione alimentare adeguata e la pratica regolare di attività sportiva, è certamente l’approccio più indicato per ridurre l’obesità.
Obesità nei bambini: qual è la causa?
Fattori genetici e ambientali, alimentazione scorretta e sedentarietà possono essere tra le principali cause che si celano dietro a problemi di obesità.
Il patrimonio genetico è la base su cui si inseriscono gli altri fattori: la presenza di uno o entrambi i genitori obesi, ad esempio, rappresenta uno dei fattori di rischio più importanti per la comparsa dell’obesità nel bambino.
L’obesità è infatti il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo: si introducono più calorie di quelle che si consumano, come risultato di un eccessivo introito (scorretta alimentazione) o di un loro scarso utilizzo (vita sedentaria).
Definizione di obesità nei bambini
La definizione di obesità varia notevolmente tra bambino e adulto:
- nell’adulto, per definire l’obesità, possiamo far riferimento al valore assoluto del BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea): con un BMI tra i 25 e i 30 parliamo di sovrappeso, di obesità se il BMI è maggiore di 30;
- nel bambino i valori del BMI vengono inseriti su grafici chiamati percentili, che tengono conto di età e sesso del paziente. In questo caso parliamo di sovrappeso quando il BMI del bambino varia tra l’85° e il 95° percentile, di obesità quando è superiore al 95° e di obesità severa quando supera il 120° percentile.
Come già anticipato in precedenza, uno stile di vita sedentario (utilizzo di videogiochi rispetto ai giochi all’aria aperta oppure numerose ore quotidiane davanti alla televisione), una dieta scorretta ed il consumo eccessivo di bevande dolci (come bibite e succhi di frutta) sono tra le principali cause del sovrappeso in età pediatrica.
Oltre a questi fattori ve ne sono però altri che possono predisporre il bambino all’accumulo eccessivo di peso.
Tra questi, si ipotizza che fattori ambientali e nutrizionali intervenuti durante la fase dello sviluppo possano giocare un ruolo determinante nella predisposizione del bambino all’obesità, così come i primi momenti della vita: l’obesità della madre in gravidanza, un diabete materno oppure un eccessivo incremento ponderale possono difatti predisporre il bambino ad un eccesso di peso. Allo stesso modo, anche i neonati nati piccoli o troppo grandi per l’età gestazionale sarebbero anch’essi a maggiore rischio.
In rari casi (1-2%), l’obesità può nascondere alla base malattie più complesse, endocrinologiche e genetiche ad esempio, quali ipotiroidismo, sindrome di Cushing, deficit dell’ormone della crescita, sindrome di Prader-Willi o di Bardet-Biedl. Considerando, quindi, tutte le condizioni cliniche associate, è fondamentale che il bambino obeso venga seguito e valutato dal pediatra curante, che potrà così indagare eventuali cause sottostanti.
Infine, vi sono farmaci che possono essere causa diretta di un eccesso di peso, come glucocorticoidi, antiepilettici e antipsicotici, pur sottolineando però che solo bambini sottoposti a lunghi trattamenti con cortisonici ad alto dosaggio possono essere a maggiore rischio di obesità, a differenza invece dei bambini asmatici, i cui cicli di terapia steroidea sono più brevi e non presentano particolari rischi per l’aumento di peso.
A quali rischi per la salute va incontro un bambino obeso?
L’obesità può colpire il sistema endocrino (con diabete mellito o pubertà precoce tra le possibili conseguenze), il fegato (causando steatosi epatica), il sistema gastroenterico (calcolosi della colecisti o reflusso gastroesofageo), il rene, il sistema scheletrico (tibia vara e l’epifisiolisi della testa del femore) o l’apparato respiratorio.
Il principale rischio dell’obesità resta, però, quello cardiovascolare con un aumento della mortalità in età adulta direttamente collegato a problemi di obesità in adolescenti e in ragazzi tra i 14 e i 19 anni.
A maggiore rischio i bambini affetti da sindrome metabolica, caratterizzata dalla presenza di almeno tre dei parametri sotto indicati:
- obesità o circonferenza della vita aumentata;
- tolleranza ridotta agli zuccheri o diabete mellito;
- ipertensione arteriosa;
- trigliceridi aumentati;
- colesterolo HDL ridotto.
Bene ricordare, infine, come problematiche psico-relazionali, oltre ai disturbi nell’alimentazione sempre più frequenti, possano incidere sullo sviluppo dell’eccesso di peso soprattutto in età adolescenziale.
Prevenire l’obesità nei bambini: 6 consigli pratici
L’intervento tempestivo non appena il bambino tende ad aumentare di peso è certamente la migliore forma di prevenzione.
In questo senso vi sono sei accorgimenti comportamentali che è possibile adottare per ridurre il rischio che il vostro bambino diventi obeso:
- abituare il bambino a pasti regolari, evitando così che mangi fuori orario: una colazione sostanziosa, un pranzo e una cena, intervallati da uno spuntino di metà mattina e una merenda il pomeriggio;
- evitare eccessivi spuntini, soprattutto se ad alto contenuto calorico e pieni di zuccheri come merendine, gelati, succhi di frutta e bevande gassate;
- cercare di ridurre salumi, fritti, condimenti e dolci durante i pasti, limitando l’introito proteico alternando il consumo di carne, uova e formaggi (da non somministrare mai insieme!). Una corretta alimentazione del bambino inizia da una adeguata alimentazione della famiglia;
- abituare il bambino a giocare all’aperto e a praticare attività fisica;
- rispettare i ritmi di sonno e veglia;
- limitare a 2 ore al massimo l’utilizzo quotidiano di televisione, computer e videogames durante il tempo libero, fino ad un massimo di 8 ore alla settimana. Inoltre, è consigliabile evitare di mettere davanti alla televisione bambini di età inferiore ai 2 anni d’età.
Quando rivolgerci allo specialista per problemi di obesità infantile?
In caso di obesità patologica (BMI del bambino superiore al 95° percentile o all’85° in presenza di ipertensione, iperlipidemia o diabete mellito) è bene rivolgersi ad uno specialista in particolare quando gli accorgimenti per ridurre il peso, limitando l’introito di calorie e facendo svolgere al bambino attività fisica regolare, non sono state sufficienti a ridurre il peso o raggiungere una quota soddisfacente oppure nel caso il pediatra sospetti un’obesità di tipo secondario.
In questi casi lo specialista potrà intervenire, dopo accurata anamnesi ed esame obiettivo, valutando la forma di obesità (di tipo essenziale o secondaria) e richiedendo eventuali esami ematici per confermare la diagnosi o possibili complicanze dell’obesità.
Alcuni esempi di esami di primo livello potrebbero essere lo studio del metabolismo lipidico e glucidico (glicemia, colesterolo, insulinemia) e la funzionalità epatica (transaminasi, indici di sintesi epatica).
Obesità nei bambini: quando trattarla? E che armi abbiamo?
Come già sottolineato in precedenza, l’arma migliore per combattere o prevenire problematiche di obesità in età pediatrica e adolescenziale resta la corretta abitudine del bambino ad una condotta di vita sana, basata su un’alimentazione adeguata (dell’intera famiglia, non solo del bambino!) e sulla regolare pratica di attività sportiva.
Per ottenere risultati duraturi nel tempo il bambino ha infatti bisogno di vivere assieme alla famiglia un percorso rieducativo alimentare, fisico e psicologico.
In particolare l’attività fisica risulta essenziale per la normale crescita e sviluppo del bambino, rappresentando un fattore decisivo nella prevenzione e nel trattamento di sovrappeso e obesità. Uno studio condotto presso il Dartmouth Medical School’s Hood Center for Children and Families nel New Hampshire e pubblicato sulla rivista Pediatrics ha evidenziato infatti come i bambini impegnati durante l’anno scolastico in almeno due giochi di squadra (e che vanno a scuola a piedi o in bicicletta) abbiano meno probabilità di essere obesi. L’American Academy of Pediatrics raccomanda che i bambini facciano almeno 30-60 minuti di attività fisica al giorno.
Se nei bambini in età prescolare giocare all’aria aperta può essere sufficiente, nei più grandi è adatto qualsiasi tipo di sport, con prevalenza in particolare per gli sport aerobici (vedi tabella indicata sotto).
Gli sport aerobici indicati in tabella sono i maggiormente consigliati poiché si basano su un utilizzo bilanciato di lipidi rispetto ai carboidrati, il tutto in funzione di durata e intensità dell’attività aerobica: maggiore è l’intensità dell’esercizio e minore la durata, più l’organismo utilizzerà i carboidrati rispetto ai grassi.
Eseguire attività sportiva per almeno 30 minuti, in maniera regolare, almeno 3 volte alla settimana, consentirà al bambino di perdere peso, tenendo però in considerazione che sport che stimolano principalmente una parte del corpo, come ad esempio il tennis, potrebbero essere particolarmente dannosi per il bambino obeso, andando ad agire su uno scheletro già di per sé sbilanciato.
Nel caso non dovessero essere sufficienti un’attività fisica regolare ed una dieta alimentare bilanciata, potrebbe essere necessario ricorrere infine ad una terapia di tipo farmacologico.
- Per il bambino in età pediatrica abbiamo a disposizione l’orlistat (approvato per bambini sopra i 12 anni di età), che agisce inibendo un enzima prodotto dal pancreas per l’assorbimento dei grassi.
- Nei casi di diabete mellito di tipo II associato all’obesità è possibile ricorrere all’utilizzo di un ipoglicemizzante orale, quale la metformina, che agisce sul metabolismo degli zuccheri ed inibisce fame e assunzione di cibo.
- Nei casi più gravi si può infine pensare di far ricorso alla chirurgia bariatrica (chirurgia dell’obesità), pur precisando che in età pediatrica non sono presenti studi clinici randomizzati sugli effetti a lungo termine e trattamenti di questo tipo non sono esenti da possibili effetti collaterali quali ostruzione intestinale, embolia polmonare o malassorbimento, non garantendo inoltre una sicura guarigione.
La determinazione del paziente nel perdere l’eccesso di peso, riuscendo a mantenerlo nel lungo periodo, risulta infatti ancora essenziale.
Fonte:
“Obesità in età pediatrica”
Susanna Esposito, Elena Groppali
U.O.C. Pediatria 1 Clinica, Dipartimento di Fisiopatologia e dei Trapiantim Università degli Studi di Milano, Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano